domenica 31 ottobre 2010

IO E L'ORFEO MELOPEO


Enzo Del Re è l’esempio di come si possa stare al mondo senza doversi arrendere al mondo. Chiuso nella sua  casa, in cima ad una ripidissima scala di almeno trenta scalini, Enzo riesce, anche se con fatica, a piegare il mondo a sé e non farsi piegare da esso. Nonostante la dialisi che lo blocca un giorno si e uno no, nonostante una pensione di 365 euro al mese, nonostante non abbia mai accettato alcun compromesso e non si sia mai fatto produrre un disco da nessun editore, Enzo è riuscito ieri come oggi a cavalcare i palcoscenici più importante dello spettacolo in Italia. Negli anni ’60, appena giunto a Firenze, viene scoperto con Antonio Infantino da Nanni Ricordi per uno dei primi Long Playing stereo della Ricordi, per il quale si utilizzano anche gli orchestrali della Scala di Milano. Subito dopo partecipa da protagonista alla nascita del teatro politico di Dario Fo e Nuova Scena, ma continuando a calpestare con Infantino anche i palcoscenici milanesi di Enzo Jannacci e quelli romani del Folk Studio. Negli anni ’70 intuirà immediatamente il nuovo e sarà uno dei protagonisti assoluti dei concerti organizzati dai Circoli Ottobre di Lotta Continua in tutta Italia, quelli in cui esordiscono Franco Battiato, Pino Daniele e i Napoli Centrale, gli Area, Francesco De Gregari, Claudio Lolli e tanti altri cantautori e musicisti italiani. Oggi Enzo Del Re viene riscoperto ancora una volta e invitato in scena da Vinicio Capossela o dai Têtes de Bois. Il Primo Maggio del 2010 Enzo ha conquistato la piazza che non lo conosceva, da solo, su un palco enorme, con un pubblico di centinaia di migliaia di persone, molto distratte. Lui con la sua sedia li ha messi tutti in riga a cantare canzoni per i più mai ascoltate prima. Una qualità unica quella di Enzo di far cantare a primo ascolto chiunque. Una qualità nascosta dentro la sua arte di poeta della parola prima ancora che di musicista.

Enzo Del Re, nato il 24 gennaio 1944, inizia giovanissimo a comporre, verso la fine degli anni ’50, appena adolescente o, come direbbe lui, adalauscente, perché su ogni parola Enzo esercita la sua arte più segreta e a lui più cara: quella di “stravolgimentologo”. Compone in dialetto molese e molte di queste splendide canzoni le pubblicherà solo nel 1973 nel suo primo Long Playing autoprodotto, “Maul”, il suo disco bianco. Copertina senza titolo e solo un foglio all’interno con la traduzione dei brani. La semplicità e l’essenzialità dei gesti di Enzo sono racchiusi in questo disco che pubblica canzoni con cui Del Re si è accompagnato per anni. Lo ascoltavano incantati i suoi ospiti e gli artisti con cui dal 1966 ha condiviso case che diventavano vere Factory, esperimenti di Comuni nelle campagne toscane, Camere del Lavoro dove prendeva forma la più famosa e importante stagione di teatro politico italiano. Enzo vi arriva insieme ad Antonio Infantino, conosciuto nel 1967 a Firenze, e con il quale in quella città ha partecipato ad una fervente stagione di vivacità artistica che vedeva presenti le avanguardie di tutto il mondo, dal Living Theatre ad Allen Ginsberg. Ed è nella casa del critico d’arte Claudio Popovich che Enzo inizia la sua avventura di Orfeo Melopeo: un modello di vita che lo ha caratterizzato per due decenni. Ne troviamo una esemplare descrizione nella sua ultima produzione su musicasette del 1992 “La leggenda della nascita di Mola”. Canta Enzo di Orfeo:
“quando concertava via via compensava l’ospitalità che piena di entusiasmo la gente gli dava e gli riservava / l’accoglienza artisticamente ripagava e appena a cantare si metteva tutti i debiti saldava… / … / e d’avergli dato ospitalità ogni abitante si contendeva il vanto / … “

In queste strofe credo sia riassunto tutto il senso di questa esperienza. Quella straordinaria di Enzo Del Re e quella mia di aver avuto l’occasione di conoscerlo e interpretarlo in questo documentario.  Spero di averla restituita in questa chiave. Come dice Waldemaro Morgese che questo documentario ha fortemente voluto e di cui diamo testimonianza nella introduzione del dvd video, in Enzo Del Re si sommano tre modi di porsi che è raro se non unico trovare in una sola figura senza soluzioni di continuità: il melodismo identitario della canzone popolare, la canzone “impegnata” di un artista molto connotato politicamente e la ricerca d'avanguardia sui suoni e sui ritmi, con la scelta di suonare solo il suo corpo e gli oggetti poveri della quotidianità.

“…/ La voce libera al cielo Orfeo forte alzava e tutt’attorno che poesia si sentiva che risuonava / nella voce piena d’immaginazione la commozione… / … / in tutte le piazze sotto l’aria serena Orfeo il cantastorie animava la scena tutt’attorno teneva la popolazione che a sentirlo rimaneva con la massima attenzione.”

Dalla fine degli anni ’70 Enzo Del Re si è ritirato a Mola di Bari. Realizzando questo documentario ci siamo accorti di quanto vivo fosse il ricordo che aveva lasciato nei suoi compagni di strada. Enzo è tornato a cantare solo in dialetto molese, esaltando soprattutto la sua vena di cantastorie ma senza rinunciare alla sua posizione di rigorosa anarchia verso ogni forma di potere. Anche in questo Enzo Del Re non soffre come sconfitta personale il fallimento della stagione rivoluzionaria del ’68. Probabilmente per lui si tratta solo della sconfitta di un potere contro un altro. Il suo anarchismo rimane invece una posizione verso il mondo, parte di quella necessità iconoclasta di controllare ogni gesto e renderlo vivo. Come le sue parole.

“…/ Sempre concerti faceva e i poveri difendeva / … / quando cantava chiarezza faceva perché i segreti dell’universo sconfinato rivelava… /…/ pure contro gli Dei Orfeo si schierava, i segreti svelava, forte denunziava”

Angelo Amoroso d'Aragona
(allegato al DVD distribuito dalla Teca del Mediterraneo 
in 300 copie gratuite per Biblioteche pubbliche e Scuole)

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