venerdì 10 febbraio 2012

SEMPRE PIÙ IN ALTO L'AQUILA... #047 / #050

Dopo la proiezione al Nuovo Cinema Aquila di Roma altre quote di CROWDFUNDING sono pervenute su Pay Pal:
  • Mariangela Barbanente con 30 euro;
  • Paolo Feligioni con 20 euro;
  • Giuliana La Volpe con 20 euro.

Alla proiezione di Giovedì 9 un'altra quota:
  • Gianluca De Falco con 15 euro per una maglietta.

Grazie a tutti di cuore. Abbiamo raggiunto € 1659,69!

mercoledì 8 febbraio 2012

L'AQUILA DEL CROWDFUNDING... #042 / #46

Volava alto l'Aquila del crowdfunding... tanta era la neve e il ghiaccio ancora sui marciapiedi! Nonostante queste difficoltà i due giorni di proiezioni al Nuovo Cinema Aquila di Roma sono stati una "botta di entusiasmo e consensi". Il pubblico, poco, venuto a vederlo mi ha regalato meravigliosi sorrisi e strette di mano. Grande anche l'entusiasmo di Massimo Vattani che ogni volta nel presentare il documentario mi metteva in imbarazzo per i suoi complimenti. Il pubblico era davvero poco ma tutto partecipe ed ho raccolto anche in questo caso alcune quote di crowdfunding:
Jacopo Giurato con 15 euro;
Tatiana Lepore con 20 euro;
Giorgia Oliva con 5 euro;
Daniele Tamborrino con 30 euro;
Valentina Miglio con 15 euro.

domenica 5 febbraio 2012

sabato 4 febbraio 2012

MAGNIFICO... SCREEN

Oggi su SCREENWEEK la recensione di Filippo Magnifico: « Pochi conoscono Enzo Del Re e la sua musica, anche se, come spesso accade, il titolo di una sua canzone è stato e continua ad essere sulla bocca di tutti. Il motivo è semplicissimo e risale al 2004, anno in cui il regista Guido Chiesa ha girato Lavorare con lentezza, un nome che richiama un brano che negli anni ’70 è stato scelto come sigla d’apertura e chiusura della bolognese Radio Alice.

A pochissimo tempo dalla sua morte ecco che arriva un documentario, intitolato Io e la mia sedia (riferimento ad un oggetto di uso comune in grado di trasformarsi nelle mani di questo compositore un vero e proprio strumento musicale), a rendergli il giusto e doveroso omaggio. Perché Enzo Del Re è una di quelle persone che nel corso della sua vita ha condotto la sua rivoluzione silenziosa (per modo di dire), che l’ha portato a viaggiare l’Italia e non solo, collaborando con personalità del calibro di Nanni Ricordi, Dario Fo e Vinicio Capossela, che nel 2010 l’ha fatto salire sul palco del Primo Maggio, di fronte ad una folla che, nonostante fosse composta per la maggior parte da persone che non lo conoscevano, è stato in grado di conquistare in poco più di una manciata di secondi.


L’opera diretta da Angelo Amoroso D’Aragona cerca di celebrare la figura di un uomo che nella sua vita ha vissuto moltissime avventure e che è stato in grado di dimostrare che è possibile “stare al mondo senza doversi arrendere al mondo”. Nel farlo si divide tra le parole dello stesso Enzo e le testimonianze di chi l’ha conosciuto molto bene e di chi, in più di un’occasione, ha diviso la strada con lui.

Il ritratto che ne emerge è quello di una figura che sarebbe troppo riduttivo definire artista. Una personalità forte, che è stata in grado di “piegare il mondo a sé e di non farsi piegare da esso”.

Vi ricordiamo che Io e la mia sedia sarà in programmazione al Cinema Aquila di Roma. Per maggiori informazioni potete visitare il sito www.cinemaaquila.com.»

SI PUÒ ANCHE LASCIAR DETTO CHE LO SI VUOLE VEDERE. FATELO QUI!

venerdì 3 febbraio 2012

LUNEDÌ 6 E MARTEDÌ 7 FEBBRAIO AL NUOVO CINEMA AQUILA DI ROMA

SECONDO APPUNTAMENTO DI CONTEST - IL DOCUMENTARIO IN SALA 
CON ‘IO E LA MIA SEDIA’ ED ENZO DEL RE

Dopo la bella serata di apertura di Lunedi 30 gennaio, Contest inizia il suo naturale percorso con il secondo degli appuntamenti previsti, Lunedi 6 e Martedi 7 Febbraio in sala 3 al Nuovo Cinema Aquila. In apertura, proiezione di due inserti tratti da I Diari del Novecento: il primo interpretato da Flavio Nicolini (Diari del Deserto Rosso), il racconto di un’ avventura della mente: il grande Cinema di Michelangelo Antonioni; il secondo: Judith Malina (Paradise now! Diario 1968), il programma rivoluzionario di alcuni attori decisi a trasformare il teatro trasformando il pubblico. A seguire la proiezione del documentario di Angelo Amoroso d’Aragona, IO E LA MIA SEDIA.

Realizzare un documentario su Enzo del Re è una iniziativa coraggiosa. Enzo è l’esempio di come si possa stare al mondo senza doversi arrendere al mondo. Enzo del Re è stato uno straordinario musicista, icona positiva della scena musicale pugliese degli anni 50/60′, capace di non aver mai accettato compromessi di nessun genere e che ha preso parte alla più famosa e importante stagione di teatro politico italiano, quella di Dario Fo e Nuova Scena, ma continuando a calpestare con Antonio Infantino anche i palcoscenici milanesi di Enzo Jannacci e quelli romani del Folk Studio e negli ultimi anni partecipando ad alcuni concerti invitato dai Tetes de Bois e Vinicio Capossela. Enzo è morto il 6 giugno 2011… e non scordatevi che il giorno del suo funerale, esattamente al momento del corteo funebre, si è scatenata una delle grandini più violente che la Puglia abbia mai conosciuto!!

Programma Sala 3:
ore 20.30
Flavio Nicolini (Diario del Deserto Rosso)
Judith Malina (Paradise Now! Diario 1968)
ore 21.00
Io e la mia sedia di Angelo Amoroso d’Aragona
Italia, 2010, 63 e 30′

Contest 2012 è prodotto da Lab Novecento e Nuovo Cinema Aquila
Con il sostegno di: Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma.
Con il patrocinio di DOC.IT , AAMOD
Con la collaborazione di: Vostok Film, Filmoteca Regionale Siciliana, Minerva Pictures, Raorovideo, Felix Film, Rai Trade
Foto: “Leaf” di Sara Pettinella
Design: Valerio Bindi SCIATTOproduzie
Direzione artistica: Massimo Vattani




FINALMENTE FIAP! CROWDFUNDING PARTIGIANO #040

La Fiap Valbormida ha organizzato mesi fa, mercoledì 2 novembre 2011, una cena sociale a Savona di sostegno finanziario al mio documentario: Temevano di non riuscire a raggiungere i 200 euro e invece ne hanno raggiunto ben 500!!!
Grazie amici partigiani libertari, liberali, azionisti e socialisti di Valbormida. Enzo sarebbe stato orgoglioso di questo contributo. Spero che altri seguano il vostro esempio!

Ricopio volentieri quanto hanno scritto sulla loro pagina web:
MERCOLEDÌ 2 NOVEMBRE 2011

Materiale per Una cena da Re per Enzo Del Re, serata per finanziare il documentario di Angelo Amoroso D'Aragona

Il superuomo da “Il banditore” 1974
C'è troppa gente in giro
piena di nostalgia
che vive nel passato
e mette bombe dove vuole.
C'è troppa gente in giro
che è malata in testa
perché dentro la testa
nutre quel verme che si chiama "Io".
Prima di tutti "Io"
innanzitutto
soltanto "Io"
il superuomo e niente più.
C'è troppa gente in giro
che non sorride mai
perché se ti sorride
perde l'autorità.
C'è troppa gente in giro
che sfrutta in ogni modo
e la sopraffazione
la chiama libertà.

La F.I.A.P. Valbormida Nicola Panevino è felice di avere organizzato questa serata per rendere omaggio al cantastorie antifascista Enzo Del Re. La canzone “Il superuomo” e lo spettacolo teatrale con la compagnia Nuova Scena “La dimensione del nero” (di cui abbiamo una copia esposta grazie alla gentilezza dell’amico Ugo Tombesi) rappresentano due importanti pagine di antifascismo nella cultura italiana. Gli anni in cui vengono create queste opere sono quelli dell’eversione di estrema destra, delle bombe nelle piazze e sotto i treni che purtroppo hanno colpito anche Savona. Era chiaro, negli anni ‘70 come oggi, quanto fosse pericoloso non solo il rimpianto per il ventennio ma anche il tentativo di riproporre in versione aggiornata quel genere di autoritarismo. E’ denunciata quindi in tempo diretto la cosiddetta strategia della tensione ottenuta con atti violenti stabiliti a tavolino per giustificare reazioni autoritarie della politica e delle forze dell’ordine. Inoltre, in maniera quasi preveggente, viene criticato il modo in cui, anche in regimi democratici evoluti, vengono camuffate da libertà sopraffazioni e sfruttamenti. Ma Enzo sembra ricondurre principalmente il fascismo ad una questione personale, ad una categoria del pensiero: la tendenza a imporsi sugli altri. Non occorre solo opporsi al fascismo in sé ma al fascismo dentro di noi, a ciò che ci porta ad anteporre il nostro ego al bene comune. Ecco quindi che ci scusiamo se insieme al disinteressato impegno nel finanziamento di un documentario su Enzo che renda giustizia alla sua arte, c’è in noi l’orgoglio di chi è egoisticamente soddisfatto di partecipare ad una cosa importante. Invitiamo infine tutti a passare una bella serata e a divertirsi perché “C'è troppa gente in giro/che non sorride mai/perché se ti sorride/perde l'autorità”.


Chi era Enzo Del Re?

Enzo Del Re era un cantastorie pugliese di Mola di Bari. Trasferitosi a Firenze è tra gli angeli del fango durante l’alluvione e conosce il collega Antonio Infantino. Incide per lui le ritmiche del suo primo album e entra nella compagnia di Dario Fo. Con Nuova Scena partecipa a sei spettacoli teatrali e collabora ai rispettivi LP. Nel 1973 e nel 1974 pubblica i suoi album “Maul” (in dialetto molese dedicato al suo paese di origine) e “Il Banditore” (suo capolavoro e disco simbolo). A quel punto si ritira per decenni a Mola fino alla sua recente riscoperta dovuta principalmente al film “Lavorare con lentezza” di Guido Chiesa, all’esibizione al concerto del primo maggio con Vinicio Capossela e alla partecipazione al premio Tenco. Enzo è stato una delle figure più radicali della musica italiana: incideva, stampava e distribuiva i propri LP in proprio, in completa autoproduzione. Si faceva pagare a spettacolo con il minimo sindacale di un metalmeccanico e suonava gratuitamente nelle fabbriche e nelle università. Non iscritto alla SIAE non percepiva diritti d’autore nemmeno quando Radio Alice ha iniziato ad utilizzare quotidianamente la sua canzone più celebre “Lavorare con lentezza” come sigla di apertura delle trasmissioni. Non suonava strumenti propri ma sedie e valigie per protesta contro la pena di morte per sedia elettrica e la migrazione: grazie a questa scelta poteva fare a meno della costosa e ingombrante strumentazione dei suoi colleghi. Infine non utilizzava mezzi di trasporto a motore di natura privata: si recava ai concerti a piedi, in bicicletta o su mezzi pubblici. Personaggio dalla coerenza ferrea, ha anticipato con la sua critica alla modernità e alla tecnologia, alla fretta e alla fatica la filosofia della decrescita. Negli ultimi anni stanco, malato e sconsolato decide di chiedere il compenso, ben più ingente del suo, della più importante cantastorie italiana: Giovanna Marini. Per questa ragione si è esibito dal vivo solo raramente, grazie ai pochi amici e colleghi che credevano nella sua opera. Ma la sua provocazione serve più che mai a capire quanto sia assurdo e contraddittorio il mondo dello spettacolo.

Cos’è la F.I.A.P?
La F.I.A.P. Federazione Italiana delle Associazioni Partigiane, nata nel 1949, raccoglie tutte le forze laiche, socialiste, liberali e libertarie. Ha come punto di riferimento principale la formazione partigiana Giustizia e Libertà, che a guerra finita aveva dato vita al Partito d’Azione. Ma vede confluire anche esponenti delle Brigate Matteotti (Partito Socialista e Partito Socialdemocratico), delle Brigate Mazzini (Partito Repubblicano e Partito Liberale), e delle formazioni anarchiche e libertarie (come la Bruzzi Malatesta). Il comune denominatore, oltre naturalmente all’antifascismo, è l’elemento libertario e antistalinista.

Gli In Vivo Veritas
In Vivo Veritas non hanno bisogno di presentazione. Sono un gruppo folk tra i più noti della provincia ma la loro musica ha ormai travalicato i confini regionali e nazionali. Il loro repertorio spazia da brani propri e canzoni della tradizione popolare, e le loro sonorità si muovono dalla pizzica alla musica irlandese. Amici della F.I.A.P. fin dalla nostra nascita hanno partecipato alla festa del primo maggio scorso a Carcare, organizzata grazie all’impegno dell’Anpi della nostra zona. Sono autori di una canzone che ci tocca particolarmente: Panevino. Il brano, che consideriamo il nostro “inno” è infatti dedicato a Nicola Panevino, il partigiano a cui abbiamo dedicato la nostra associazione. Pensiamo già con loro e con altri amici musicisti ad altri progetti: da un tributo musicale ad Enzo Del Re ad una serata con Pino Masi, cantastorie pisano, che siamo certi otterrà lo stesso entusiasmo.

Alex Raso
Le opere d’arte esposte invece sono di un altro amico che non ha bisogno di introduzioni. Alex Raso musicista, grafico, libraio e agitatore culturale è principalmente un artista. Sue sono le “America lattina” che ricordano il miglior Mario Schifano, suoi i dipinti di Enzo Del Re e Sandro Pertini realizzati grazie ad una tecnica particolare con inchiostro e lamette da barba. Sua poi l’opera in legno, eletta a nostro simbolo, che denuncia, con “humour nero”, il dramma dei campi di sterminio. Speriamo presto di poter organizzare una mostra più organica del nostro amico in cui possa emergere il lato più divertito, surreale e irriverente grazie ai suoi “giochi di parole tridimensionali” figli della tradizione che da Man Ray e Marcel Duchamp arriva in Italia fino a Pino Pascali e Alighiero Boetti tramite l’esperienza neodadista e fluxus.

Luca Bazzano e Giacomo Checcucci

giovedì 2 febbraio 2012

CROWDFUNDING #039

Sempre da Eppela tornano quanti si erano impegnati a versari. In questo caso Valentino Giovanni Colapinto di Acquaviva delle Fonti con 20 euro.

mercoledì 1 febbraio 2012

Enzo Del Re è personaggio che da solo vale un documentario...

Marco Giacinti lascia questa recensione nella sezione sotterranea della rivista web pontblank.

« Enzo Del Re è personaggio che da solo vale un documentario. È personaggio che da solo vale tutto il cantiere che lavora e intorno a lui viene eretto; da solo vale Io e la mia sedia. Nasce a Mola di Bari nel 1944, muore nello stesso luogo nel giugno dello scorso anno. Cantautore – cantastorie a voler esser rigorosi – che ha ragion d’essere solo all’interno del suo contesto storico: fuori è nulla, dentro fu seguito da un esercito passionale di pugni chiusi. Erano gli anni ’70, quelli di Lotta Continua e delle serate di Pino Masi; Enzo Del Re ogni giorno comprava tutti i quotidiani dell’area di sinistra, non tagliava mai i capelli perché la cosa “lo distingueva” dalla massa, lasciava che la sala intenta ad ascoltarlo pian piano si svuotasse lentamente, annoiata dai suoi minuziosi racconti sulle sue origini molensi. Uomo di ferrea coerenza, arriva al crepuscolo con la stessa ostinata intransigenza, disgustato dalla società che intorno a lui ha visto modellarsi sulle ceneri del sessantotto. Con le sue percussioni ha continuato ad attraversare il paese nel tentativo – che senz’altro può dirsi riuscito – di cantarne dal suo punto d’osservazione: parziale e apertamente schierato, condivisibile o meno, ma eternamente schietto. Con un utilizzo degli strumenti che pare un elogio d’arte povera – capace di coniugare tradizione e innovazione in maniera surreale – il cantore barese è caduto per lungo tempo nell’oblio della dozzinale memoria dell’opinione pubblica di questo paese, salvo tornare alla ribalta – una ribalta da lui mai inseguita – in occasione del concerto del primo maggio 2010, al fianco di Vinicio Capossela, straordinario interprete di un tempo squallidamente meno avvincente.

Angelo Amoroso d’Aragona – che con il protagonista condivide le origini pugliesi – realizza un documentario audace, che azzarda se non stilisticamente quantomeno per la tematica: personaggio ai più sconosciuto, ma che pian piano sa conquistarsi ammirazione e simpatia, nel corso di una visione che procede con forse eccessiva indolenza, basandosi eccessivamente su due/tre spunti difficilmente dimenticabili del suo protagonista, che in breve demolisce il mondo dello spettacolo con poche parole, dirette e taglienti come la sua musica. Personaggio oggi probabilmente quasi anonimo, ma chi con lui ha condiviso la scena si affretta nel correggere il tiro: “All’epoca non era fenomeno di nicchia, la gioventù degli anni settanta lo seguiva per sentirsi rappresentata”. Un documentario che avrebbe potuto – probabilmente – dar ancora più voce alla caparbietà di questo artista, rafforzando quei connotati che più d’ogni altra cosa legittimano l’esistenza di Io e la mia sedia.

Ma chi è oggi Enzo Del Re? Domanda che dentro di noi sorge spontanea mentre immagini di repertorio scorrono davanti ai nostri occhi. Domanda la cui risposta rappresenta uno dei passaggi più interessanti dell’intero lavoro: è un uomo che combatte per la sopravvivenza, ancora oggi con principi inestirpabili, che vive dall’alto della sua pensione di invalidità che di poco supera i trecento euro, che aggiunti ai sessantacinque di pensione sociale rappresentano il suo modo di tirare avanti. Ma di un lamento neanche l’ombra: “Non ho mai cantato per la pensione” – dice – “ma solo per la Rivoluzione”. Da personaggi come Enzo Del Re abbiamo sempre molto da imparare. »